L'importanza di leggere
I dati sulla lettura in Italia sono allarmanti. Una
recente ricerca ci dice che il 62% degli italiani non legge nemmeno un libro
all'anno. L'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica di fronte a
questo dato lascia sconcertati. L'Italia sta andando allegramente alla deriva,
perdendo competitività nelle severe sfide del mondo globalizzato, proprio
quando studi economici attendibili attestano che indici di lettura e
sviluppo economico vanno di pari passo.
Non a caso la lettura è più diffusa al Centro-Nord ricco, benestante
e istruito mentre segna il passo in un Meridione in affanno e
sottoalfabetizzato.
Leggere dunque produce ricchezza e progresso. E questo dato non deve
stupire. Nella società tardo-moderna, dove l'informazione e la
comunicazione rivestono un ruolo strategico, in cui l'obsolescenza delle
conoscenze richiede un aggiornamento continuo, in cui i raggiungimenti
della scienza e della tecnica rivoluzionano di continuo le nostre
esistenze e le nostre abitudini, leggere ed aggiornarsi diventa quasi una
necessità vitale, un'attività dettata dall'istinto di sopravvivenza.
Di più. I cambiamenti della nostra società non sono soltanto di
carattere tecnico-scientifico, ma spesso anche di carattere organizzativo e culturale. I
flussi migratori, i cambiamenti legati ai ruoli sessuali, la trasformazione
dell'economia, passata dall'egemonia della fabbrica a quella dei servizi,
richiedono ai cittadini e ai lavoratori nuove competenze di carattere sia
culturale che relazionale. Per avere successo nel lavoro, in un'economia
concorrenziale, non servono soltanto conoscenze tecniche, ma competenze
legate alla sfera psicologica: motivazione, capacità di introspezione,
empatia, autostima, capacità di lavorare in gruppo nel rispetto degli
altri, capacità di trasmettere le proprie conoscenze e il proprio
entusiasmo, competere ma anche saper collaborare. Quelle qualità che lo
psicologo Daniel Goleman definisce complessivamente col termine di intelligenza emotiva.
Qualità che magari si possono acquisire attraverso un training specifico,
ma che soprattutto vanno coltivate e sviluppate attraverso una
formazione basata sulla lettura personale di molti
libri, non solo attinenti alla psicologia. Quale miglior strumento per approfondire
la conoscenza di sé e degli altri, per conoscere la sfera emotiva ed affettiva,
è migliore, per esempio, della letteratura, della poesia e della
narrativa?
In Italia, purtroppo, prevalgono le caste. Il mercato concorrenziale è
monco, il merito misconosciuto. Spesso sappiamo che a far carriera sono i
figli di papà, i raccomandati, i clienti della politica. Salvo poi,
naturalmente, arrancare a livello internazionale nelle ultime posizioni in
tutti i settori strategici per la competitività del Paese. E a poco
serve aumentare il numero di diplomati e laureati. "Più dottori che
lettori" titolava tempo fa l'eloquente articolo di una rivista
specializzata. Già, stiamo diventando un popolo di dottori ma non di lettori.
Col risultato che il "pezzo di
carta" certifica sempre meno la reale competenza.
Pur
senza nulla togliere alla grande importanza avuta in Italia dalla
scolarizzazione di massa e alla benefica mobilità sociale che ha
favorito, assistiamo da qualche decennio al fenomeno dei cosiddetti
"analfabeti culturali", persone con un elevato titolo di studio
che, dopo il conseguimento della laurea, non hanno mai più aperto
un libro.
Ma non si può certo relegare l'importanza della lettura al solo ambito
economico. Men che meno alla possibilità di accumulare un maggior numero
di beni materiali. In fondo, ci sono persone che se la cavano benissimo,
sono produttive e soddisfatte anche senza essere dei lettori forti.
La lettura ci serve soprattutto per vivere. Leggere con attenzione e
passione ci rende più liberi, nutre lo spirito, perfeziona l'essere umano
che siamo, ci consola nei momenti di sconforto, ci libera dagli eventuali
affanni della solitudine. Ci rende più coscienti e consapevoli, più
creativi, meno soggetti a pregiudizi e condizionamenti. Facendoci muovere
nel tempo e nello spazio la lettura arricchisce le nostre esistenze.
La lettura è anche un piacere, fisico e psichico. Saper godere di una
bella frase, della perfetta eloquenza di uno scrittore, dell'architettura
ben progettata di un romanzo, è un piacere intellettuale e sensuale. La
lettura stimola i sensi, la memoria, il ricordo. Ci fa vivere al 100%.
Leggere ci permette, come sapevano bene Machiavelli, Cartesio e Ruskin di
dialogare con i massimi geni che l'umanità abbia prodotto, di
interrogarli senza fretta, per tutto il tempo che vogliamo, sulle
questioni che ci stanno più a cuore.
La diffusione del libro tascabile, economico, mette teoricamente alla
portata di tutti la possibilità di salire sulle spalle dei giganti.
Ci sono ottime persone, tutti ne abbiamo fatto esperienza, sensibili ed
umane che non sono lettori. Tuttavia è opinione di molti eminenti studiosi
che chi legge buoni libri, chi si forma sulla grande letteratura, ha una
struttura mentale più ricca, flessibile e raffinata di qualsiasi
non-lettore.
Certo, scriveva Gianni Rodari, "il verbo leggere non sopporta
l'imperativo". Probabilmente lettori in gran parte si nasce e sarebbe
crudele imporre di leggere poesia o narrativa a chi magari ha una
mentalità prettamente pratica o mercantile. Ma lettori si può anche diventare e,
comunque, si possono sempre migliorare le proprie propensioni.
In Italia si fa poco per le iniziative culturali e per diffondere il
gusto per la lettura. Si cominciano
soltanto in questi anni a vedere biblioteche accoglienti, moderne e
attrezzate, in cui il lettore non si senta un ospite indesiderato.
La scuola può fare molto per incrementare l'abitudine alla
lettura. Insegnanti motivati ed entusiasti, che siano anche lettori
forti, e che sappiano
comunicare agli allievi la propria passione possono fare
moltissimo per rendere la lettura un'attività seducente. L'abitudine
alla lettura sembra consolidarsi quanto più è precoce. Strategico è
allora
anche il ruolo della famiglia. Difficilmente un bimbo diventerà un
lettore se non vede l'esempio dei genitori, se nella sua casa non
entrano
libri e giornali, se la lettura extrascolastica viene considerata
dai
genitori un'inutile perdita di tempo, che danneggia il rendimento
scolastico.
Nel mondo contemporaneo, che privilegia l'azione e l'estroversione, leggere è
considerata un'occupazione passiva, poco attraente, adatta, non a caso, al
genere più oppresso, quello femminile. Non è così. Leggere è
un'attività faticosa, che richiede attenzione, partecipazione e capacità
di riflessione. Educhiamo i bambini secondo questa prospettiva
dell'impegno attivo, ma soprattutto facciamo loro sperimentare che leggere
non è noioso, bensì è fonte di piacere e di avventure. FONTE: http://www.interruzioni.com/temaleggere.htm